Scuola Shiatsu IRTE

Il tempo dapprincipio fu bello, calmo.

di Cecilia Bonazzi

“Il tempo dapprincipio fu bello,
calmo. Schiamazzavano i
tordi, e nelle paludi qualcosa di vivo
faceva un brusio, come se
soffiasse in una bottiglia vuota…
Ma quando nel bosco si fece
buio e soffiò da oriente un vento
freddo e penetrante, tutto tacque…
Il bosco divenne solitario.
Sì, senti l’odore dell’inverno”.

(Anton Čechov)

L’INVERNO potremmo racchiuderlo nello stralcio di uno scritto di Anton Čechov o nella poesia di Emily Dickinson, dove affiorano le ferite dell’anima.

In entrambe emerge il freddo, il silenzio, il buio; ma anche qualcosa di più profondo, intimo, personale, qualcosa che, appunto, tocca l’anima.

“C’è una certa inclinazione di luce,
i pomeriggi d’inverno —
che opprime, come il peso
di musiche di cattedrale —

Una ferita celeste, ci apporta —
non ne troviamo cicatrice,
ma un’interna differenza,
dove stanno i significati —

Nessuno può insegnarla — altrui —
è il sigillo della disperazione —
un’imperiale afflizione
inviataci dall’aria —

Quando viene, il paesaggio ascolta —
le ombre — trattengono il fiato —
quando va, è come la distanza
nell’aspetto della morte –“

(Emily Dickinson)

Se consideriamo l’inverno dal punto strettamente fisico e stagionale, osserviamo la natura dormiente, ricordiamo gli animali in letargo, le giornate più corte, fredde e pungenti che ci portano a guardare la vita da dietro i vetri, cercando ristoro nel calore di un caminetto acceso e una tisana calda. E’ il calore che manca in inverno, il calore fisico, ma anche quello emotivo  che, a volte, cerchiamo di mitigare nelle feste conviviali, piene di luci  artificiali e colori scintillanti. Sì, anche i colori mancano, perché manca la luce e in tutto ciò c’è forse il timore ancestrale di perdere qualcosa, il timore della morte che non è perdita, ma trasformazione come ci ricorda Wang Ping nella poesia  “Albero secco”:

“….Ogni giorno quell’albero
mi dà pensieri di gioia,
da quei rami secchi
indovino il verde a venire”.

Per questa ragione e tante altre, l’inverno non è solo buio ed oscurità, perché a guardar bene, scopriamo  il vivace piumaggio del pettirosso e lo zampettare dello scricciolo, il loro cinguettìo fa eco all’apparente silenzio. Ecco il bello dell’inverno: nel silenzio emergono i suoni che normalmente non sentiamo; nel buio appaiono le luci dei focolari, dei lampioni; e se abbiamo la fortuna di vivere una giornata di neve, apprezzeremo i suoni ovattati, i colori più sgargianti e un freddo che diventa mordente, ma che ci fa tornare bambini a giocare con le palle di neve fino a quando le mani diventano rosse.

Tutto ciò che è avvenuto nell’autunno, in inverno si acuisce, va ancora più in profondità; l’aria più tagliente, gli alberi completamente spogli traggono il loro nutrimento dalle radici che,  sotto la terra sono protette dal gelo.

Se facciamo una passeggiata  nei campi in inverno, l’odore che prevale è quello dell’erba bagnata, quasi marcescente,  gli alberi senza più foglie ci appaiono immobili, ma inevitabilmente tutto scorre, spesso avvolto da una coltre di nebbia.

La necessità del riposo è evidente nella natura e negli animali e una volta, la vita nei campi, seguiva questo andamento. Ora non più.

In fondo, tutto è relativo, proprio perché in continua trasformazione, ma la relatività sta anche nel nostro punto di osservazione: se conosciamo  l’inverno come freddo e buio e letargo e morte apparente della natura, man mano che ci avviciniamo all’equatore, l’esperienza cambia, si fa più luminosa, calda, viva. E se ci trasferiamo nell’emisfero opposto, ci ritroviamo all’esatto contrario: quando da noi, Italia, è inverno, in Nuova Zelanda è estate; se in Italia è primavera, là è autunno

In latino INVERNO significa “stagione del freddo”, ma nel folklore  rappresenta “il regno dell’Ade” e viene spesso rappresentato dalla vecchiaia che precede la morte. Così anche in MTC.

Nei 5 movimenti l’inverno è la stagione della fase acqua, il movimento più yin, dove tutto ha una fine, ma anche un inizio (da qui la percezione di trasformazione e non di morte); il senso profondo e più intimo di noi stessi nel quale cerchiamo le motivazioni, le volizioni, ciò di cui necessitiamo e dove  carichiamo e ritroviamo le energia per affrontare un nuovo ciclo stagionale (o di vite) concetto espresso nel suo psichismo, lo Zhi.

Il movimento acqua ci parla dal profondo tramite le ossa: “sento i brividi fin dentro le ossa”, frase utilizzata sia per il freddo che per la paura, o “mi battono i denti per il freddo”, ma i denti possono battere anche per la paura; ciò ci fa intuire che la paura è il sentimento dominante del movimento acqua. Il suo senso è l’udito (utile nell’oscurità e nei giorni di fitta nebbia),  e il suo sapore è il salato che nutre i reni, organi sede dell’energia vitale e dello Zhi, mentre il viscere abbinato è la Vescica Urinaria.

Lo Shiatsu nell’inverno.

L’operatore Shiatsu accompagna il ricevente nella ricerca del personale  equilibrio energetico, favorendo, quando possibile, il riaffiorare dell’energia auto curativa appartenente ad ogni essere vivente; ma per far questo, lo stesso operatore ha bisogno di immergersi  nelle proprie profondità e ritrovare egli stesso l’equilibrio, anzi, un costante riequilibrio, di attimo in attimo, di momento in momento; un lavoro su di sé che è, in fondo, una continua trasformazione, una continua nascita-morte-rinascita.

Scrooge.

Si è detto e scritto tanto dell’inverno, ma per me resta un’occasione per rallentare fin quasi a fermarsi, risanare lo spirito e l’anima, ridare agio alle energie, riscoprire dei valori che la frenesia dello yang ci porta spesso a sottovalutare o lasciare in deposito col timore  reverenziale di non essere all’altezza. Uno SCROOGE,  come descrive Charles Dickens nel famoso romanzo, che toccando il punto più basso delle proprie paure, pesantemente nascoste da rabbia, avidità e spilorceria, riscopre la bellezza dell’amore, trasformando la vita da buia e grezza a luminosa e piena di calore.

Non parlo di sfide, lotte, contese o provocazioni, ma di ritrovare lo spazio di dialogo con sé stessi, con la propria ombra, parte fondamentale che ci ricorda continuamente chi siamo, da dove veniamo e, forse, dove siamo diretti

Tutto considerato, basta spostare lo sguardo, modificare il punto di vista per stupirsi del fatto che:

“D’inverno ci sono i lampioni più belli di sempre. Si accendono presto e hanno dita di luce nel buio. Ma la gente ha le mani in tasca e il passo veloce di chi non guarda”.
(Fabrizio Caramagna)

In fondo tutti siamo un po’ Scrooge.