Di Arianna Cioverchia
Vorrei raccontarvi un episodio della Vita, come fosse una fiaba.
Molti anni fa mi sono trovata in una situazione particolare: dovevo introdurre la mano in un contenitore colmo di fogli dove si intravedevano delle immagini da un lato e frasi dall’altro. Mi veniva chiesto, in cambio, di scrivere anch’io qualcosa in pezzi di carta con solo l’immagine.
Una situazione particolare che mi ha incuriosita. Mi sono resa conto quanto sia stato facile allungare la mano e prendere, rispetto al trovare nella mia mente, un pensiero ispirato da lasciare agli altri. Non ho memoria di cosa abbia scritto sul foglio.
Il foglio raccolto era composto da una foto in bianco e nero ed uno scritto.
La rappresentazione di un uomo e una donna, come sollevati in aria (o in acqua) forse danzanti, i cui corpi in chiusura – raggomitolati – erano sospesi nel buio totale, illuminato da qualche delicato fascio di luce bianca.
La donna era disposta verso l’angolo destro, l’uomo in opposizione, verso quello sinistro.
Ricordo di aver sentito come una grande difficoltà nell’unirsi, pur essendoci il desiderio e la comprensione che la via sarebbe stata, appunto, nel legame e non nell’opposizione.
Dietro la foto si leggeva: “Non so dove posso arrivare, immagino dove voglio arrivare e so che anche questo potrebbe cambiare. Quello che è certo, è che io sono qui, ora. E va bene così. (Amore). “
Conservo ancora quel pezzo di carta e tuttora mi porta turbamento.
Si parla moltissimo del cuore e di tutto quello che circola intorno e con lui: le emozioni, le passioni, gli affetti, gli amori, nonché le malattie che lo colpiscono e fanno ammalare e soffrire.
Siamo esseri strani, bisognosi di relazione eppure come nella foto, distanti, agli opposti. E come dice la frase, non so …immagino…voglio…arrivare…potrebbe cambiare. Ed anche “va bene così”. Una sorta di convinzione che siamo fatti così, viviamo nell’incertezza e nella – forse – confusione, ma è tutto reale. Penso sia un’espressione ricca di consapevolezza e accettazione.
Poi l’altro punto: “io sono qui ora”.
Semplicemente. Un atto di presenza e riconoscimento dell’essere umano nel mondo. Eppure a volte è difficoltoso trovare un proprio luogo, un proprio posto, una propria possibilità di esserci ed esprimersi.
Come mai? Perché?
Nelle Medicine Classiche Cinesi il cuore è l’Imperatore: lui è il centro, l’organo principe, la saggezza, l’empatia, il movimento della Vita, l’espressione delle potenzialità della Vita, nonché la realizzazione del proprio unico destino. Inoltre è colui che sa organizzare tutto l’impero, perché possa vivere in armonia e salute.
E’ nascosto, protetto dagli alti ufficiali, ha il suo Ministro, che non permette aggressioni; è talmente puro che se contaminato dagli esseri e dagli eventi, muore. Tuttavia è così forte nella sua immensità, luminosità e capacità!
In ognuno di noi c’è un Imperatore, nascosto e luminoso, sottile e profondo, che a volte facciamo fatica a percepire, a riconoscere, ad ascoltare. Spesso siamo intossicati da situazioni ed eventi dannosi, nocivi che offuscano il nostro Imperatore.
Più riusciamo a diminuire quel che definiamo “tossico” (in tutti i suoi aspetti; esterni ed interni, fisici, mentali emotivi) e più la nostra essenza vive nell’espressione di come siamo.
Quindi un cuore sereno e gioioso, in armonia con ogni sua parte, attento e consapevole di quanto sia prezioso e pertanto bisognoso di essere amorevolmente custodito.
Noi possiamo percepire la Vita tramite il battito cardiaco, continuamente, incessantemente, attimo dopo attimo, poiché lui continua il suo compito del mantenerci in vita facendoci percepire, tramite le sensazioni, tutto quel che c’è.
Non sto parlando solo dell’ …ammore …– come cantano e recitano i cantautori o si struggono i poeti immersi nella passione per una donna o per un uomo – ma dell’Amore per la vita che si manifesta nella Vita e nelle relazioni. Perché abbiamo bisogno di relazionarci con l’esterno. Viviamo continuamente in relazione con qualcosa e con qualcuno.
Avete notato il gesto quando si dice “ti porgo il mio cuore”? Racchiudo le mani come a contenere un pregiato oggetto, e dal cuore fisico le allontano verso l’esterno. Dal mio interno, vado verso l’esterno. Come se portassi fuori un po’ di cuore, cioè un po’ di me.
Possiamo affidarci al nostro Cuore, con amorevolezza e consapevolezza, lui sa cos’è corretto per noi e ci guiderà in questa Vita.
Ci proviamo?