di Fabrizio Falaschi
In un precedente articolo scrivevo di come gli studenti della nostra Scuola di Shiatsu ricavino, dalla loro formazione, non solo una professione, ma anche benefici evidenti per se stessi e nuovi approcci al vivere in salute.
Nell’articolo parlavo anche di “insight”, quell’intuizione, una sorta di “illuminazione”, che fa all’improvviso capire allo studente shiatsu che qualcosa è cambiato, nel suo modo di porsi di fronte alle “cose della vita”, le piccole come le grandi.
Uno degli effetti più sorprendenti del praticare shiatsu è quello di scoprirsi cambiati nella postura, nella flessibilità corporea, nel modo di respirare.
Il respiro: ecco un altro beneficio dello shiatsu nella vita quotidiana di chi lo pratica.
Quante volte ci accorgiamo, in un momento di difficoltà o mentre siamo indaffarati in mille faccende, di avere il “fiato corto”, il respiro “strozzato in gola”, un “nodo alla bocca dello stomaco” che non ci fa andare l’aria “né su né giù”? A me, ricordo che questa sensazione veniva sempre, immancabilmente, mentre viaggiavo: un treno in forte ritardo, un autobus troppo affollato, una coda in autostrada, una fila al semaforo, il “vecchietto col cappello” che guida come una lumaca proprio davanti a me… Poi un giorno (ero al mio terzo anno di studi shiatsu), seduto nella carrozza di un treno che rischiava di farmi perdere la coincidenza (è successo anche a voi, vero?), mi accorgo che quella sensazione di “palla in gola” non c’era, ma anzi respiravo con regolarità e profondità. E c’era di più: non ero rilassato solo fisicamente, ma anche nella mente!
Potevo fare qualcosa per il ritardo? Potevo cambiare la situazione “esterna”? No, ma potevo migliorare ciò che c’era dentro di me: la serenità di chi accetta “quello che c’è”, senza velleitari tentativi di cambiare cose che non possono essere cambiate!
Vi chiederete se sono riuscito a prendere la coincidenza, poi… Beh, lo shiatsu è potente, ma non così tanto! Una cosa positiva, quella volta, l’ho però sperimentata e capita davvero, e cioè che possiamo star meglio anche in mezzo alle difficoltà e allo stress. E per farlo abbiamo uno strumento eccezionale: il respiro.
Il respiro ci radica, ci rende solidi, equilibrati, fermi in quello che c’è. E praticare shiatsu è, prima di tutto, imparare a respirare. Da quel giorno ho capito che studiare shiatsu mi aveva permesso di acquisire una modalità più “sana” di respirare, portando l’aria in basso, verso l’addome, respirando “di pancia” e non solo coi polmoni o, peggio ancora, con le clavicole! Il bello è che mi sono accorto che avevo talmente interiorizzato questo modo di respirare, lezione dopo lezione di shiatsu, che ormai era diventato “automatico”… e con tutti i benefici del caso! Avete presente quei momenti in cui “tutto vi cade addosso”, oppure dove tutti gli imprevisti si accaniscono contro di voi? Beh, affrontare questi momenti col respiro fluido e profondo è davvero un aiuto speciale, in termini di calma, lucidità, reattività, serena accettazione di quello che c’è attorno e messa in atto di efficaci interventi sul reale (problem solving, direbbero gli studiosi anglofoni!).
Naturalmente, tanti potrebbero essere ancora gli esempi di come lo shiatsu agisca nella vita quotidiana di chi lo pratica, anche durante i primi passi da studenti… e magari ne parleremo ancora, in futuro. Di certo chi intraprende un percorso formativo di shiatsu non ne ricava solo una possibile professione, ma si immette in un percorso di conoscenza di sé che, fin dall’inizio, fornisce chiavi di accesso e nuovi strumenti per un approccio più sano e armonico al vivere…
Ed il bello è che tutto questo agisce in profondità e resta nel tempo, perché non è solo frutto di uno “studio sui libri”, bensì figlio di una pratica continua che, veicolata dal corpo, coinvolge tutto il nostro essere.
Lo shiatsu… un’esperienza, prima di tutto, da vivere!
Fabrizio Falaschi
Insegnante e Operatore Shiatsu Scuola I.R.T.E.