Scuola Shiatsu IRTE

Lo shiatsu nella vita di tutti i giorni: tinteggiare in armonia col proprio corpo?

di Fabrizio Falaschi

Quello che uno studente di shiatsu si chiede spesso, nel corso della sua formazione, è: “Come posso applicare nella vita di tutti i giorni quello che sto imparando sul tatami?”

Molti si avvicinano ad un percorso formativo di shiatsu con l’intenzione di farne una professione o, comunque, di utilizzare le tecniche apprese con amici, familiari o conoscenti: in ogni caso, per fornire beneficio ad altri. Tuttavia, gli effetti benefici dello shiatsu possono essere rivolti anche verso se stessi, non solo etero-diretti… ed è questa “magia” che spinge molti a studiare shiatsu: l’intuizione che questa arte possa essere indirizzata verso la propria salute, oltre che a quella dei riceventi.

Nella nostra esperienza sul tatami, a tutti noi insegnanti è capitato di scorgere, negli occhi degli studenti, una scintilla improvvisa, un bagliore, un colore nuovo… segni, inequivocabili quanto spesso inspiegabili, rivelatori della consapevolezza di chi ha sentito un beneficio vero e profondo, in quello che sta facendo.

“Insight” è una parola che spesso arriva allo studente, all’operatore e all’insegnante shiatsu: l’intuizione, una sorta di “illuminazione” che gli fa capire che qualcosa è cambiato, nel suo modo di porsi di fronte alle “cose della vita”, piccole o grandi che siano.

Ricordo ancora quando, l’estate tra il mio primo e secondo anno di formazione, ho tinteggiato a nuovo il mio appartamento. Chi ha pitturato casa sa bene che non si tratta propriamente di una… passeggiata. Faceva molto caldo (si parla della Pianura Padana in pieno luglio!), ma i giorni di lavoro proseguivano e la stanchezza, pur presente,  non era poi così grande. E, soprattutto, nessun dolore si era mai presentato, alla schiena o al ginocchio da poco operato! Ecco allora l’intuizione, l’insight… per tutto il tempo, senza essermene reso conto, mentre lavoravo avevo adottato tutte le posture e posizioni apprese durante il mio primo anno di shiatsu: in “seiza” (seduto sui talloni) per le parti più vicine al pavimento, inginocchiato per quelle immediatamente superiori, in “arciere” risalendo verso l’alto (un ginocchio a terra e l’altro arto inferiore flesso al ginocchio e con la pianta del piede ben stabile a terra). Ad ogni posizione assunta, un motivo ricorrente: il mio busto era sempre allineato all’area di lavoro (precisamente compresa all’interno della proiezione delle mie spalle), il rachide mai curvato anormalmente ma sempre rilassato, diritto e rivolto verso l’alto, l’addome (“hara”, nel linguaggio degli shiatsuka) non contratto ma sempre libero di espandersi al respiro… Una scoperta, questa, che – ricordo con gioia – mi ha colpito per la spontaneità con cui era emersa alla superficie, insieme alla naturale comprensione di come lo shiatsu, praticato allora solo per un anno, aveva già modificato il mio corpo, rendendolo più flessibile, forte e armonico, insieme a postura e respirazione.

Naturalmente tanti potrebbero essere ancora gli esempi di come lo shiatsu agisca nella vita quotidiana di chi lo pratica, anche durante i primi passi da studenti… e ne parleremo presto in un futuro articolo, se avrete la pazienza di seguirci! Di certo chi intraprende un percorso formativo di shiatsu non ne ricava solo una possibile professione, ma si immette anche (direi soprattutto) in un percorso di conoscenza di sé che, fin dall’inizio, fornisce chiavi di accesso e nuovi strumenti per un approccio più sano e armonico al vivere… fosse anche la semplice tinteggiatura di una stanza!

Ed il bello è che tutto questo agisce in profondità e resta nel tempo, perché non è solo frutto di uno “studio sui libri”, bensì figlio di una pratica continua che coinvolge mente e corpo in sincronia.

Lo shiatsu… un’esperienza, prima di tutto, da vivere!

Fabrizio Falaschi

Insegnante e Operatore Shiatsu Scuola I.R.T.E.

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