Sin da quando ho incominciato a studiare shiatsu, l’aspetto che più mi ha colpito e conquistato, oltre la qualità di strumento riequilibrante per l’individuo, è il potenziale fortemente educativo di questa splendida disciplina, sia per il ricevente che per l’operatore.
Riassumiamo brevemente cosa sia lo shiatsu, per comprendere meglio cosa intenda con aspetto educativo.
Lo shiatsu è un trattamento manuale che si basa sul contatto consapevole che l’operatore porta sul ricevente; attraverso sequenze di pressioni esercitate su tutto il corpo, offre uno stimolo dolce e graduale all’energia vitale della persona, permettendo un suo più armonico fluire e attingendo così alle proprie risorse di auto riequilibrio, ripristinando una migliore percezione di sé, soprattutto aiutando a riconoscere ed assaporare l‘inscindibile legame tra corpo, mente ed emotività.
Ci sono alcuni aspetti tecnici che caratterizzano la pressione shiatsu e che la definiscono tale, ma l’aspetto principale perché lo stimolo avvenga nel modo più efficace, è soprattutto l’attenzione, l’ascolto che l’operatore porta con consapevolezza e presenza di sé, durante la fase pressoria della “stasi” (momento in cui il contatto viene mantenuto costante ed in cui si ascolta la qualità dell’energia del ricevente).
Ovviamente in un laboratorio di gioco-shiatsu gli obbiettivi a cui tendere coi bambini non sono quelli di insegnare loro gli aspetti tecnici della pratica, bensì di educare attraverso proprio questa attenzione durante il contatto con i compagni, alla concentrazione, all’ascolto delle proprie sensazioni, a scoprirle attraverso il contatto dell’altro, a riconoscerle legate alle proprie emozioni e magari, proprio grazie a questo legame col corpo , poter acquisire nuovi strumenti per gestirle……in poche parole a gettare un semino prezioso di educazione alla consapevolezza!
Ed è proprio a partire da questa piccola, ma importante riflessione, che anni fa ho iniziato a proporre in associazioni, scuole, cooperative che si occupano del tempo post -scuola il gioco-shiatsu.
Quello che è emerso da subito, oltre il grande entusiasmo con cui è stato accolto dai bimbi sia dell’infanzia, che della primaria, è che lo shiatsu può essere ottimo strumento di supporto per uno sviluppo equilibrato dal punto di vista psicofisico.
Permette di imparare attraverso il contatto coi compagni, l’ascolto delle proprie sensazioni corporee, a conoscerle, a rispettarle, ad avere nuovi strumenti di gestione delle proprie emozioni, assaporando il potenziale riequilibrante del trattamento anche se svolto con semplicità e con manualità ancora “acerba”.
Proprio in merito all’ascolto e allo sviluppo del senso del tatto, non si può non ricordare la grande Maria Montessori, che enfatizzò sempre nel suo metodo educativo l‘importanza assoluta dello sviluppo sensoriale del bambino.
Sosteneva, infatti, che l’esperienza manipolo-sensoriale avesse un ruolo centrale in chiave evolutiva e la mano potesse considerarsi una sorta di “estensione” ed espressione della mente, soprattutto in termini di crescita e sviluppo della stessa: “Il lavoro manuale, non è altro che pensare coi propri sensi” (M. Montessori – La mente del bambino, Garzanti 1949).
Inutile sottolineare come tutto questo si sposi perfettamente in una lettura olistica dell’individuo propria di una disciplina come lo shiatsu.
Oltre al primo importantissimo focus esperienziale di consapevolezza dell’essere un unico insieme di corpo mente ed emozione, ciò che caratterizza in modo particolare l’attività di gioco-shiatsu è il ruolo indispensabile dell’essere in coppia ad un compagno: lo shiatsu per definizione è una tecnica a mediazione corporea, ciò significa che la sua essenza è quella di avvenire nell’incontro tra due esseri umani, due sistemi energetici.
Questo regala spunti di riflessione sul fortissimo valore sociale e di condivisione che lo shiatsu può offrire: è grazie alla presenza e all’incontro con l’altro che posso scoprire e fare nuova esperienza di me!
Considerando l’attività coi bambini anche da questo punto di vista, non potrà che essere stimolo ad una vita in gruppo più armoniosa, sviluppando empatia, indirizzando all’ accoglienza, al confronto e alla cooperazione nel gruppo. Valori indispensabili da coltivare nel terreno in cui crescono le radici di un individuo in formazione.
Sempre in questo spirito, svolgere un‘attività corporea in un clima giocoso, disteso, per nulla competitivo, aiuta il bambino a riconoscere pian piano la propria ed altrui unicità.
L’attività vuole stimolare la libertà di espressione, educando alla condivisione delle sensazioni, che in quanto soggettive e lontane dalla dualità del “giusto o sbagliato”, sono degne sempre di rispetto ed ascolto da parte della classe, consolidando dunque la propria autostima, e la propria “competenza” ed il rispetto reciproco tra compagni.
Questo, nell’ambiente scolastico in particolare, si è rivelato prezioso, soprattutto con i bambini con difficoltà di apprendimento; si sono talvolta riscoperti più sicuri e partecipativi durante il lavoro, più consapevoli di essere parte integrante ed autorevole del loro gruppo.
A tal proposito è stato scoperto da un team internazionale Champalimaud Centre for the Unknown in Portogallo e dell’University College London che: “chi è felice impara più in fretta”.
La ricerca “An effect of serotonergic stimulation on learning rates for rewards apparent after long intertrial intervals”, pubblicata su Nature Communication nr 9 del 2018, rivela che la serotonina, anche conosciuta come “l’ormone della felicità”, prodotta dal corpo anche durante momenti di serenità e buon umore, ha effetti sulle cellule nervose e sulla comunicazione tra di esse.
Per molto tempo i neuro scienziati si sono interrogati sull’azione di questo neurotrasmettitore, ma grazie alle scoperte di uno dei responsabili dello studio, Zach Mainen, è emerso che la serotonina aumenta le capacità di apprendimento, favorisce la capacità di adattare il comportamento in situazioni che richiedono flessibilità, grazie all’aumento della plasticità cerebrale.
L’esperienza di questi laboratori coi bimbi mi ha portato anche ad un’altra riflessione, soprattutto grazie al riporto di un piccolo allievo di 8 anni che a lezione condivise questo: “Quando picchietto il mio corpo mi sento tutto frizzante, ma quando lo shiatsu me lo fa il mio compagno mi sento morbido e tutto intero come quando mi abbraccia la mia mamma!”
Questa frase meravigliosa mi ha riportato alla mente la citazione del grande Maestro Masunaga, che ha descritto lo shiatsu come “il tocco di una madre”.
All’inizio del mio percorso di studio come operatrice, avevo da subito pensato si riferisse alla cura, alla presenza matura e consapevole che l ‘operatore doveva mantenere per accogliere e sostenere senza giudizio il proprio ricevente.
Non avevo considerato inizialmente che ciò che rende unica e straordinaria la nostra disciplina è che si basa proprio sul contatto, la prima profonda relazione con il mondo che sperimentiamo da bambini attraverso la madre.
Ciò che ci fa percepire che esistiamo alla nascita, cosa siamo, iniziando a delineare i nostri “confini” è il contatto della madre.
E’ ciò che ci mette in relazione per la prima volta con noi stessi così come siamo, senza questo non potremmo “definirci” creando man mano la nostra identità.
Lo shiatsu nello stesso modo, permette a chi lo riceve di percepirsi così com’è in quel momento, con le sue disarmonie e non, magari anche di “ridefinirsi” grazie ad una nuova consapevolezza di sé che può farsi strada indipendentemente dall’età, ma grazie alla propria sensibilità e voglia di coltivarsi…e non è mai troppo presto per farlo!
La cosa straordinaria è che questo avviene in qualche modo anche quando il tocco è ancora “inesperto”, senza reale volontà di tutto ciò, ed i bambini con cui ho lavorato sin ora, me ne hanno dato ripetutamente prova e a tutti loro va la mia gratitudine, perché attraverso la meraviglia del loro scoprirsi, hanno consolidato ancora di più in me la passione per questa splendida arte.
Elena Brunetti è :
Operatrice shiatsu ed istruttore Scuola Shiatsu I.R.T.E (disciplinata ai sensi della L.4/2013)
Collaboratrice della scuola I.R.T.E nel gruppo di ricerca “shiatsu e bambini”
Collaboratrice esterna Scuole Infanzia e Primaria