La fibromialgia è un disturbo che colpisce muscoli e tessuti fibrosi (tendini e legamenti), causando dolore e rigidità muscolari diffusi, spesso associati a cefalea, astenia, disturbi dell’umore e del sonno. Può lo shiatsu avere effetti benefici nelle persone affette da questa sindrome spesso pesantemente invalidante? Recenti studi hanno tentato di rispondere a questa domanda utilizzando i criteri della ricerca scientifica.
Il Department of Physical Therapy, Occupational Therapy and Speech Therapy della Scuola di Medicina dell’Università di San Paolo del Brasile, nel 2013 ha condotto uno studio pilota controllato sugli effetti dello shiatsu nella gestione dei sintomi della fibromialgia, con risultati considerati “clinicamente rilevanti” in relazione alla soglia del dolore alla pressione, agli indici di qualità del sonno e alla soddisfazione dei pazienti in termini di percezione dell’impatto dei sintomi sul proprio stato di salute[1].
Nel 2015, un altro gruppo di studiosi dello stesso Istituto ha pubblicato i risultati di una ricerca sull’impatto di diverse tipologie di massaggio e di trattamenti corporei in pazienti fibromialgici. La raccolta dati, durata 13 anni e condotta su dieci studi (randomizzati e non), ha portato alla conclusione che “lo shiatsu migliora la percezione del dolore, la soglia dello stesso alla pressione, l’affaticamento, il sonno e – più in generale – la qualità della vita”[2].
Nei nostri studi di operatori shiatsu riceviamo spesso persone affette da sindrome fibromialgica. Vogliamo qui soffermarci su due recenti casi, illustrandone i risultati ottenuti e traendone qualche spunto di riflessione.
Liberarsi dalla gabbia.
La signora A.F., 50 anni, giunge in studio lamentando di sentirsi “rigida come una tavola di legno”, con continui dolori muscolari e articolari che identifica come insorti cinque anni prima. Le disarmonie riportate sono quelle tipiche della sindrome fibromialgica: irrigidimento e tensioni muscolari accompagnati da dolori diffusi e continui, disturbi del sonno (percepito come “superficiale e non ristoratore”), difficoltà di assorbimento del cibo (A.F. lamenta di accumulare peso pur mangiando poco). Ad una iniziale valutazione dell’addome, effettuata secondo la metodologia codificata da Masunaga[3], le aree energetiche addominali più sofferenti sono quelle di Stomaco e Milza-Pancreas, che – qui semplificando a solo scopo esplicativo – si presentano rispettivamente in eccesso ed in carenza di energia.
A.F. si sottopone ad un ciclo di otto trattamenti a cadenza settimanale. Alla terza seduta percepisce un generico “miglioramento” sul piano fisico, “senso di rilassamento” e “contenimento” dei dolori. Al quarto incontro i dolori si riacutizzano per poi ritornare su livelli sopportabili nelle due successive sedute. Al termine del ciclo, A.F. riporta che i dolori sono calati, percepiti come “contratture sostenibili, non invalidanti, che passano solitamente con una doccia calda”.
Se i riporti di A.F. sulla sintomatologia fisica sembrano confermare la validità dei recenti studi sopra citati, di ben più significativa portata ci sembra il percorso fatto dal ricevente sul piano mentale e psichico durante il ciclo di trattamenti. A.F. arriva in studio in una condizione emotiva fortemente oscillante, dove picchi di rabbia verso la propria condizione si alternano a momenti di prostrazione e di resa. Nel corso dei colloqui tenuti durante le prime sedute, A.F. riferisce di sentirsi come “bloccata in una gabbia, senza via di uscita”. Lentamente, nel corso degli incontri, la ricevente ricostruisce la sua “storia di vita”, risalendo a quella che identifica come la causa primaria del suo malessere: una situazione coniugale difficile, costellata di violenze fisiche e psicologiche ed aggravata da uno stato di forte dipendenza economica, peggiorata a seguito di un incidente occorso cinque anni prima, dopo il quale emergono i primi sintomi fibromialgici.
Ecco quindi prendere forma e contorni quella gabbia senza via di uscita in cui A.F. si percepisce, una condizione di “prigionia mentale e fisica” cui la ricevente comincia però lentamente a reagire: dopo due trattamenti, A.F. riferisce un “miglioramento dell’attenzione” ed una “maggior capacità di focalizzazione sui progetti di vita”, in particolar modo la ricerca di un impiego. Al quinto trattamento A.F. ha trovato lavoro e giura a se stessa di non mettersi più “in condizioni di ricatto economico”, al sesto anche la condizione emotiva si stabilizza, riducendosi la forbice tra alti e bassi.
Al termine del ciclo di trattamenti, A.F. non ha “risolto” la sua condizione fibromialgica, ma ha cominciato a metterne a fuoco le sue probabili radici profonde, cominciando a rielaborarle, prendendo in carico se stessa e la propria salute. Accennavamo sopra allo stato disarmonico delle aree energetiche di Stomaco e Milza-Pancreas riscontrato al primo incontro. Secondo la Medicina Tradizionale Cinese, queste aree afferiscono alla Terra, movimento energetico deputato all’accoglimento di quanto viene dall’esterno, alla sua trasformazione e successiva elaborazione, proprio come quel cibo che A.F. lamenta di mangiare senza metabolizzare. Uno degli analoghi principali di questo movimento è la lucidità mentale, necessaria per lo scambio e l’elaborazione esterno/interno: un altro punto debole (la “mancanza di focalizzazione”) percepito da A.F. fin dall’inizio del ciclo di trattamenti, che via via viene affrontato, fino al rafforzamento della spinta volitiva verso l’affrancamento da una situazione di “prigionia” economica e psicologica (la ricerca di un lavoro che, finalmente, ha successo).
Il termine del ciclo di trattamenti non ci consente di osservare oltre il percorso di vita del ricevente, ma un dato sembra rilevante: A.F. ha percepito un miglioramento della qualità della sua vita, sul piano della sintomatologia fisica ma anche – e questo ci sembra un risultato dalla portata ancora maggiore – su quello più sottile della condizione emotiva, che ha seguito vie del tutto peculiari e personali, avulse da qualsiasi rapporto meccanicistico causa-effetto tra intervento esterno (in questo caso l’operatore shiatsu) e benefici sulla propria condizione e percezione di sé.
Tornare a sognare.
La signora M.D., 55 anni, lamenta di soffrire da diversi anni di disturbi fibromialgici: contratture muscolari continue, dolori, sensazioni di freddo, rigidità, pruriti e bruciori, unitamente a difficoltà a dormire e a perdere peso (M.D. è in sovrappeso e non riesce a dimagrire, malgrado numerose diete). Alla palpazione, le aree energetiche addominali e dorsali più disarmoniche sono quelle di Cistifellea e Polmone, entrambe fortemente rigonfie (condizione di eccesso energetico).
M.D. comincia nell’estate del 2017 un ciclo di trattamenti a cadenza settimanale. Fin dal secondo incontro riferisce di percepire “maggior energia” e di “dormire meglio” nelle 24/36 ore successive al trattamento. Con il progredire delle sedute, i benefici percepiti si prolungano anche oltre questo lasso di tempo, anche se la loro portata torna a diminuire se l’intervallo tra una seduta e l’altra oltrepassa, per vari motivi, la settimana. Altri disturbi trovano sollievo nel corso delle sedute: contratture muscolari, gonfiore alle caviglie, bruciori e pruriti, dolori artritici, iper-sudorazione notturna e tendenza a stancarsi facilmente, nella percezione della ricevente segnano tutti, pur con episodi di ricaduta, un miglioramento definito come “sensibile”. Oggi, dopo circa 30 trattamenti, M.D. riporta che la situazione è quella di una “contrattura generica”, una sensazione di “rigidità generale” non più focalizzata su specifici punti o distretti corporei, pertanto più “gestibile”.
Se anche i riporti di M.D. sembrano convalidare gli studi dell’Università di San Paolo del Brasile, degni di altrettanta considerazione appaiono altresì i processi psichico-emotivi da lei vissuti e riferiti. M.D. si presentava al primo trattamento in una condizione emotiva fortemente scissa: da una parte viveva stati vicini alla depressione, una tristezza che si leggeva negli occhi, nella postura, nell’eloquio; dall’altra scattava in momenti d’ira impetuosi e intensi, a volte anche nel corso della seduta stessa. Un condizione dicotomica, questa, che sembra rispecchiare lo stato delle aree di Cistifellea e Polmone sopra citate, descritte dalla Medicina Tradizionale Cinese come espressioni energetiche, rispettivamente, di situazioni di rabbia covata e inespressa e di stati di prostrazione psichica (dai più leggeri a quelli, più gravi, depressivi).
Nel corso dei colloqui, M.D. riannoda i fili della sua “storia”, individua i suoi vissuti più difficili e comincia a collegare ad essi l’aggravarsi o il migliorare della sintomatologia fibromialgica: tra questi si stagliano una situazione di mobbing continuo sul lavoro e, soprattutto, la condizione di forte handicap di suo figlio, che affronta da quasi 20 anni. M.D. collega le sue condizioni di salute a questi vissuti: quando riesce a gestirli si sente bene anche fisicamente, quando peggiorano – o non riesce a farvi fronte – le sensazioni di contrattura muscolare e i dolori connessi aumentano, accompagnati da scatti di rabbia che, una volta esauritisi, la fanno ripiombare nello scoramento, in un rimbalzare continuo tra disarmonie fisiche e psicologiche.
Anche la percezione del proprio corpo si approfondisce. M.D. riporta ad esempio che un giorno, uscita dallo studio dopo un trattamento, si è sentita “leggera”, aggiungendo “solo allora mi sono accorta di quanto prima fossi contratta”: percependo coscientemente la “decontrattura possibile”, comprende quanto fino ad allora avesse invece considerato e vissuto la contrattura come la “normalità”, e questo è un passo importante verso la presa in carico e cura di sé.
Trattamento dopo trattamento, M.D. riconosce i suoi vissuti, li prende in mano e comincia a lavorarci. Inizia con maggior determinazione una nuova dieta che, pur tra alti e bassi, la porta a perdere una piccola quota di peso, riferisce di riuscire sempre più a gestire la rabbia, si iscrive ad un corso di arti marziali per principianti che la aiuta a “centrarsi” e a “focalizzarsi”. Progressivamente, la sera comincia a fare esercizi di rilassamento e di respirazione, ottenendo un miglioramento percepibile del sonno e tornando a ricordare i sogni, aspetto per lei molto importante: percepiti come una “grande valvola di sfogo” per tutta la sua vita, M.D. da mesi non ricordava più i sogni, soffrendone in maniera significativa.
Come già A.F., anche M.D. ha quindi intrapreso un percorso di discesa dentro di sé, di comprensione delle motivazioni profonde delle sue disarmonie, cominciando ad elaborarle ed affrontarle, con cambiamenti nello stile di vita che impattano anche nella sfera più sottile (la decisione di iniziare una nuova dieta, quella di iscriversi ad un corso di arti marziali, la miglior gestione della rabbia e la ripresa dell’attività onirica). Ora, quando si presenta in studio per parlare della sua settimana, M.D. non esordisce più dicendo “sono sempre stanca”: le sue parole sono più vitali e speranzose. E frasi come “finalmente dormo di nuovo con i miei sogni”, “le mie amiche mi vedono così bene”, “mi piace tanto muovermi veloce come quando avevo 30 anni” rendono bene l’idea di come lo shiatsu, prima ancora di aver risolto la sua patologia, ha accompagnato M.D. in un diverso approccio alla propria salute, che passa innanzitutto verso la riconnessione con se stessa.
[1] Susan L.K. Yuan, Ana A. Berssaneti e Amelia P. Marques, “Effects of shiatsu in the management of fibromyalgia symptoms: a controlled pilot study”, Journal of manipulative and physiological therapeutics, 2013
[2] Susan L.K. Yuan, Luciana A. Matsutani e Amélia P. Marques, “Effectiveness of different styles of massage therapy in fibromyalgia: a systematic review and meta-analysis”, Journal of manipulative and physiological therapeutics, 2015
[3] Shizuto Masunaga (1925 – 1981) è uno dei padri fondatori del moderno shiatsu. Lo Iokai Shiatsu Center, Istituto di ricerca da lui creato nel 1968 a Tokyo, ha esercitato una notevole influenza anche fuori del Giappone, diffondendo negli anni ’70 e ’80 lo shiatsu specialmente in Europa, dove lo stile Masunaga è attualmente quello predominante.