Lo Shiatsu è una Disciplina Corporea di origine orientale, che trova fondamento culturale nella Medicina Tradizionale Cinese e nei massaggi della tradizione giapponese. Il termine Shiatsu significa “dito che preme”, e sottolinea l’aspetto caratterizzante della tecnica, che è appunto la pressione, fattore questo che la contraddistingue dai massaggi più convenzionali. La pressione shiatsu è rivolta direttamente alla circolazione energetica dell’individuo, ed indirettamente al piano corporeo, il quale viene comunque stimolato nelle sue inevitabili interconnessioni biologiche.
Di Shiatsu ne sentiamo parlare in Italia ormai da una quarantina d’anni e molto spesso è stato oggetto di letture ed interpretazioni talvolta anche contrastanti fra di loro. Questo probabilmente lo dobbiamo al condizionamento culturale che inevitabilmente ha filtrato il fenomeno “shiatsu” nel suo continuo e progressivo radicamento nel nostro tessuto sociale, inquinandolo di aspetti che non gli appartengono. Ancora adesso è facile leggere articoli nei quali si afferma che “lo shiatsu risolve problematiche come l’emicrania, la cervicale, il colpo della strega, i reumatismi, ecc.”, linguaggio questo che suscita sicuro interesse in chi legge, ma che tecnicamente è sbagliato. Un’affermazione del genere, letta appunto attraverso una lente convenzionale, riconduce lo Shiatsu verso un approccio lineare e meccanicistico nei confronti della salute, mentre il paradigma che ispira il suo agire è chiaramente di tipo olistico e sistemico.
Prendendo in prestito proprio la teoria generale dei sistemi, (Ludwig von Bertalanffy 1968, e sviluppata da altri illustri studiosi), la quale afferma, tra le altre cose, che i sistemi viventi si auto-organizzano e si autorigenerano (autopoiesi, letteralmente “creazione di sé”), per analogia possiamo dire che lo Shiatsu (il quale non si preoccupa del sintomo bensì della persona che ha quel sintomo), di fatto la rispetta, poiché considera la persona come un sistema vivente, inevitabilmente connesso con l’ambiente, verso il quale si prefigge lo scopo di sostenerne i principi vitali propri, che fungono da attrattori (che secondo la suddetta teoria orientano e modellano il sistema dall’interno) e che lo mantengono aggregato, seppur calato in continuo flusso di cambiamento (e proprio questa capacità di cambiamento rappresenta la sua forza); continuando con questo parallelismo possiamo concluderlo affermando che tale aggregazione può assumere varie declinazioni, dall’armonico al disarmonico, a seconda anche delle interferenze che subisce dall’esterno, generando finanche disturbi, disfunzioni o delle vere e proprie patologie. Il focus dello Shiatsu rimane comunque sempre il sistema, e gli interventi su di esso (pressioni portate con la mano o parti di questa) sono finalizzati a riattivarne, stimolarne, modularne o normalizzarne le capacità auto ribilancianti, ed in particolare la circolazione energetica (Qi o Ki), che si esprime attraverso “linee di coerenza” chiamate Meridiani.
Quindi, per tornare all’errata interpretazione di cui sopra, e per passare dalla poesia alla prosa, possiamo dire che questa antica disciplina corporea (ove “antica” non è certo sinonimo di “vecchia”, perché anzi l’antichità ci sta restituendo testimonianze che ci dicono quanto fosse evoluto il pensiero dei nostri avi), non si preoccupa di sopprimere l’emicrania, per esempio, bensì di mettere la persona, che ne soffre, nelle condizioni di autoregolare il proprio equilibrio vitale, con una retroazione benefica organica e non particolare, che coinvolgerà poi anche il singolo sintomo. Questo può significare inoltre che lo Shiatsu si presta bene ad integrarsi con terapie mediche, ove necessarie, rendendo il sistema che le dovrà ricevere più ricettivo, e questo contributo lo si avvertirà ancor meglio, inserendolo “preventivamente” in uno stile di vita volto al mantenimento dello stato di salute.
Chiarire cosa sia realmente questa vera e propria arte della salute, aiuta a comprendere meglio in quale segmento del progetto-vita della persona possa essere inserita. Un ulteriore e fondamentale ausilio arriva poi dal vuoto lasciato ad oggi dalle terapie convenzionali, che è innegabile e che è alla base della richiesta da parte delle persone di soluzioni terapeutiche alternative (o non convenzionali, o complementari o integrative), e del loro successo.
A riprova di questo, per esempio, possiamo citare uno studio osservazionale del 2014 (3), condotto da un team di ricercatori italiani, sull’uso delle CAM (Complementary and Alternative Medicine) nei mal di testa in età pediatrica (Dalla Libera, Colombo, Pavan, Comi– pubblicato da Neurological Sciences), che ha evidenziato che nei casi di mal di testa nei bambini (emicranie con e senza aurea e cefalee tensive), l’80% ricorre alle CAM (ricomprendendo tra queste anche lo Shiatsu) a livello preventivo, per diversi motivi: evitare l’uso cronico di farmaci con relativi effetti collaterali, inefficacia della medicina convenzionale, interesse verso approcci integrati, ecc…
La conclusione cui giunge lo studio è quindi un invito rivolto ai neurologi di informarsi ed essere pronti a conoscere le terapie CAM e ad interagire direttamente con gli esperti CAM, al fine di coordinare un approccio integrato per la salute.
Detto questo però dobbiamo ammettere, allo stesso tempo, una decisa carenza di studi di qualità sull’evidenza scientifica dello Shiatsu, tra l’altro spesso, in letteratura, vi è sovrapposizione fra Shiatsu, Agopuntura e Digitopressione. Una revisione della letteratura del 2011 (4) ha ravvisato proprio questo: su una selezione di 1714 pubblicazioni, alla fine, per lo Shiatsu, ne sono state incluse solo 9. La stessa revisione ha comunque evidenziato un elemento distintivo che può offrire un contributo fondamentale alla riflessione che stiamo qui facendo, in quanto ha affermato che “lo Shiatsu è una disciplina complessa, individualizzata e centrata sul paziente”.
Se questo poi lo associamo alle conclusioni cui la stessa ricerca EBM (Evidence Based Medicine) sta giungendo con i cosiddetti One Person Trials (5), che valorizzano la complessità della singola persona piuttosto che la linearità di una metanalisi, la quale si lascia alle spalle, appunto, un immenso territorio inesplorato che è il singolo individuo, l’interesse verso il contributo che lo Shiatsu può dare, cresce.
La necessità di essere “riconosciuti” in ambiti scientifici, con la conseguente possibilità di interazione con altre figure professionali, ha spinto ormai da tempo le più importanti associazioni del settore ad occuparsi di questo aspetto: l’associazione a cui appartengo (Istituto di Ricerche e Terapie Energetiche I.R.T.E. www.shiatsuirte.it), che si occupa principalmente di garantire la qualità nella formazione di Operatori Shiatsu, ha aperto una area dedicata alle attività collaterali, tra le quali viene rivolto particolare interesse all’infanzia e all’ambito della validazione scientifica dello Shiatsu; ma anche la stessa federazione nazionale alla quale aderiamo (Federazione Italiana Shiatsu Insegnanti e Operatori- FISieo), ha costituito un gruppo di lavoro ad hoc attorno a questo tema.
L’ obiettivo che gran parte del mondo Shiatsu si prefigge, è quello di lavorare in sinergia con la comunità scientifica, che sta essa stessa evolvendo verso paradigmi affini, e allo stesso tempo di garantire l’identità e la qualità dell’Operatore Shiatsu e di conseguenza il personale contributo al “progetto salute”, che va ben al di là della “semplice assenza di sintomi”, come afferma la stessa Organizzazione Mondiale della Salute.